San Marino 2015

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Come richiesto da Mimmo Blanda, descrivo qui la mia prestazione nella gara di San Marino, soprattutto dal punto di vista mentale.
Innanzitutto le condizioni erano diverse dal solito: erano almeno 10 giorni che non andavo in acqua e venivo da alcuni giorni di vacanza sugli sci. Inoltre, a differenza di altre volte in cui mi sentivo “in dovere” di dimostrare qualcosa, stavolta non mi ero messo problemi ma mi sono caricato da solo, cercando motivazione solo 1 ora prima della prova, dove mi sono detto che sarebbe potuta essere la volta buona, così che ho cominciato a visualizzare la prestazione, immaginando soprattutto la virata dei 200m.
Altra differenza fondamentale: io solitamente la mezz’ora di riscaldamento in acqua me la prendo tutta, scaldando l’apnea e cercando fluidità nei movimenti (fino a un paio di anni fa nella mezz’ora prima di una gara arrivavo a fare almeno un 100m di riscaldamento). Stavolta ho seguito l’approccio suggerito soprattutto da Michele Tomasi e Mauro Sotgiu e ho provato a partire “a secco” di apnee ma carpando un pelo più del solito (7-8 atti al posto di 5-6).
Cominciano a chiamarmi i minuti e non mi sembra vero: “ma come? Già?” “Eh si, l’hai scelto tu” “Ah, va bene, andiamo e vediamo che succede”. Mi prendo quasi tutto l’ultimo minuto e parto, come sempre un po’ troppo energico. Cerco di riprendere confidenza con la monopinna da gara (che non usavo dal Trofeo BolognApnea di dicembre perché avendo una scarpetta scollata dalla pala avevo paura di rovinarla ancora di più) e… è sempre lei… una gran figata… passa la cintura dei 25m e come al solito mi dico (in dialetto bolognese): “l’é oura ades…” (è ora adesso, come dire: tranquillo bello che è ancora lunga… non ci pensare…). Così mi rilasso, metto da parte la fretta e metto il cervello in standby. Arrivano i primi 100m e faccio un primo bilancio: fin qui non male; ho già le contrazioni da un po’ ma non sono troppo fastidiose e soprattutto non è partita quell’orrida sensazione che accompagna le prime contrazioni quando non si è scaldato a dovere l’apnea. Viro e cerco di farmi un’altra vasca senza fretta, occhi socchiusi e senza mai guardare avanti. Verso i 150m la vasca si approfondisce e temendo di essere poco lucido per non rischiare di uscire scendo, anche troppo, così che dopo la virata e una pinneggiata devo prolungare tanto un inarcamento per arrivare al ciglio superiore e poi mi rimetto in assetto. Poi mi domando: “cosa devo fare adesso?” “Ah già: rimanere lucido!”. Apro del tutto gli occhi e cerco di mantenere una pinneggiata fluida ma ormai le gambe stanno finendo e mi rendo conto che sto piegando e allargando un po’ troppo le ginocchia… ma chi se ne frega, di apnea ne ho ancora e tutto sommato mi sento bene, quindi in un modo o nell’altro posso continuare: “pazienza e rassegnazione e vedrai che il muro arriva…”. Ai 175 mi sento ancora lucido e capisco che ce la posso fare, anzi, l’emozione mi da quel pizzico di adrenalina che mi rende più lucido di prima, così cominciò a pensare: “come vorrei essere lì fuori coi miei compagni del Team 506″, non so cosa darei per sentire i loro commenti e vedere le loro facce quando mi vedranno virare i 200m…”. Ma in quel momento il mio ruolo era un altro, quello di sognare e di farli sognare. E così arrivo ai 200, li viro e riparto quasi al centro, come se volessi fare un’altra vasca… poi mi dico: “Oh, ma dove vai? Ok la virata ma non esagerare che poi magari rovini tutto” “ma no dai, sto ancora bene” “Non sei più in condizioni di ragionare così lucidamente, fidati, non esagerare” “e va bene, farò come dici tu”. Mi avvicino lentamente al bordo, mollo il testimone ed esco. Sento i giudici che mi chiamano l’1, “troppo lucido, visto, ne avevo ancora…” tolgo il tappanaso, respiro, chiamo la paletta come per dire “vabbé, dai, facciamola finita”, e poi mi guardo in giro per cercare gli sguardi del mio allenatore Bart e dei miei compagni di squadra. Ce l’ho fatta: praticamente 213m, sono contentissimo, ho superato il mio personale (200m) e, soprattutto, sono uscito bene. Potevo fare di più ma non vorrei essere nei panni di Sotgiu che partiva ultimo dopo di me dalla parte opposta. Invece lui è un grandissimo: parte rassegnato di arrivare 2° ma dopo i 175 comincia a crederci, vira i 200, stringe i denti, supera anche lui il suo personale (che io avevo appena superato) e mi batte di quasi 5m. Grandissimo! Complimenti. Ancora un’altra volta che arrivo 2° (e pensare che una volta vincevo le gare con 125m); ma va bene, meglio così! C’è più stimolo per migliorare!
Ora comincia un periodo della mia vita molto delicato. Cambio lavoro, è lontano da casa, mi farà perdere ore di sonno, di vita, e mi terrà spesso lontano dall’acqua. Ho paura di perdere la forma fisica e l’allenamento ma spero bene, è un male necessario. Suerte… Intanto godiamoci questa.