Record Mondiale DYN BF – Novara 2017

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Risultati ai Campionati Assoluti Italiani 2017 di Novara in vasca da 50 mt:

DYN BF– 232.85 m in 3’42”  RECORD MONDIALE

DNF – 168,16 m in 3’20”

STA – 7’09”

DYN – 208,10 m in 3’2”

Rassegna stampa:
Portale Fipsas
Novara Today
Attività Fipsas
Il resto del Carlino
Telesanterno
La Gazzetta dello sport 2/6/17

 

Video  del record con commento di Egidio Lispi:

 

Pre gara

L’ultimo C.I. Estivo l’avevo fatto nel 2015 (l’anno dei Mondiali di Mulhouse), un anno incredibile, magico, poi nel 2016 l’incidente alla gamba e una partecipazione “simbolica” ai C.I. in cui trascinandomi in acqua ho solo voluto dire: “voglio tornare” ed in cui ho provato il vero affetto di tantissime persone.
E così arriva quest’anno, non soddisfattissimo della mia forma fisica e neppure della mia carica mentale; mi consolavo solo con le 10 belle gare fatte da Novembre in poi fra cui 3 PB (rana, pinne e statica). Ero stato anche attento a non andare troppo in moto e in bici per non rischiare minimamente di farmi male ma, siccome la Legge di Murphy ha registrato più conferme di quella di Gravitazione Universale, domenica 14, a 5 giorni dall’inizio delle gare e facendo assolutamente niente, penso bene di girarmi una caviglia da fermo e lesionarmi i legamenti. Non sarà niente, penso… Dai, non è niente…Vero che non è niente? E invece il giorno dopo caviglia gonfia e dolorante e un bell’ematoma nero mi ricordano che ora sono tutti ca… miei.
Cavoli, non bastavano 12 viti in un ginocchio, pure la distorsione ci voleva???
Ecco allora che giungi al bivio dove le strade sono due: 1) mandi tutto a quel paese, ti ubriachi di birra e imprechi contro alla sfiga; 2) dici: ah, si, mi sfidi? Ancora? Va bene non te la do vinta neanche stavolta… vediamo chi ha ragione…
Non è stato banale scegliere la seconda e anche a scelta fatta il desiderio di rinunciare si è fatto vivo spesso. Però ormai il mio ruolo è quello: io sono lo sfigato che deve tirare fuori il coniglio dal cappello… e allora andiamo… rock’n roll… rimane il dubbio se lo sto facendo per me o per tutti gli altri, ma ormai la decisione è presa.

 

 

 

 

Gara DNF (168.12m – 3° posto)

La prima gara di un campionato è sempre quella più dura dal punto di vista psicologico specie se non la consideri una gara di riscaldamento ma una gara su cui puntare alto. In questo caso l’aspettativa arrivava dal bel risultato fatto poche settimane prima alla gara di Dalmine dove in vasca da 25m (anzi, 25,04m) avevo realizzato la distanza di 184m.

L’apprensione invece è data dall’ultimo aspetto che non posso trascurare: le mie gambe. La gamba sinistra con un ginocchio ricostruito con 12 viti e la caviglia destra ancora dolorante, che non mi permetterà delle spinte efficaci dai bordi. È quindi normale cercare di partire un po’ “abbottonati”. D’altra parte non ci si può nemmeno risparmiare perché il livello degli altri italiani è comunque molto alto e piazzarsi 7°-8° è davvero una questione di pochissimi metri.

Entro in acqua presto e mi prendo tutta la mezz’ora di riscaldamento per provare innanzitutto l’assetto (la vasca era uniformemente fonda 2,20m). Ultimamente ho infatti cambiato sia muta sia zavorra e data la mia tendenza a non viaggiare ad una profondità fissa rispetto alla superficie ma a 40 cm dal fondo, ogni nuova vasca mi obbliga a “prenderci le misure”. In particolare, non potendo variare in modo troppo preciso la pesata all’ultimo momento, regolo l’assetto col numero di carpate prima della partenza.
L’acqua è molto fredda per cui non rimango in vasca a lungo. La sensazione psicologica però è di quelle che non mi piacciono ma che ultimamente si presentano spesso ovvero una sorta di apatia, di sensazione di non trovarmi lì a dover fare quello che sto per fare. Dovrei cariarmi la molla ma non ci riesco e mi presento ai 3 minuti con lo stesso spirito con cui si andava a scuola in autobus la mattina il giorno del compito in classe di matematica. Cerco di “caricarmi la molla” ma non ci riesco, allora cerco almeno di tranquillizzarmi e di non rischiare di iperventilare (cosa che rischio facilmente se mi agito prima della partenza). Prima di me poi, nella corsia accanto, un ragazzo che non conoscevo (xxxxx Fontana), si spara una misura da paura: roba da 180m. Stavo ormai partendo per cui non vedo che fa NP, e la cosa mina ulteriormente la mia già scarsa motivazione.

Parto poco dopo i -2 minuti, sott’acqua sto bene, molto meglio che fuori. So che sarà lunga ma che non devo farmi prendere dalla fretta, solo cercare di nuotare bene, spingere in modo efficace e scivolare cercando il giusto compromesso fra idrodinamicità e rilassamento muscolare. Comincio col rapporto 3:1 (tre gambate e una bracciata) in quanto la bracciata sento che mi fa consumare tanto e mi frena molto nel recupero delle braccia successivo. Nuoto rilassato ma le contrazioni arrivano come al solito al primo abbrivio dopo la spinta dai 50m. E vabbè, lo so… avrei continuato così volentieri per un altro paio di vasche ma purtroppo non è possibile. Da lì in poi fino ai 150m le solite sensazioni: fino ai 90 circa sembra di morire da un momento all’altro, poi subentra quella che io chiamo la “rassegnazione del sistema nervoso” che se ne fa una ragione e decide di lasciarti un po’ in pace. Non che si stia bene sia chiaro, e nemmeno che cessino le contrazioni diaframmatiche (a molti succede, a me purtroppo no). E così arrivano finalmente i 150m.
Già solo due anni fa mi era bastato uscire lì per arrivare terzo, ora so che non è più così: a 150m arrivano ormai in tanti e quindi mi tocca proseguire. Viro, spingo delicatamente per non farmi male e proseguo. Sono molto stanco e la “cattiveria” che serve in questo momento non si fa vedere, in più invece di vedere immagini positive mi passa davanti l’immagine dell’uscita in corsia veramente “maschia” di Cristina (Rodda) che avevo visto alcune ore prima; mi preoccupo e quindi decido di uscire: guardo su, punto la corsia, mi ci aggrappo, ventilo rapidamente ma mi sentivo già lucido prima che mi porgessero il disco.
Dai, visto tutte le condizioni al contorno non ho esagerato e va bene così. Credevo di essere uscito prima di Alessandro Zacheo (che partito presto non era riuscito ad esprimersi al meglio uscendo poco prima dei 168m). Dopo di me mi superano sia l’inossidabile Michele Tomasi sia il grande Luciano Morelli davvero in gran forma ultimamente. Sono così convinto di aver fatto il 5° piazzamento ma poi mi dicono prima che Fontana aveva fatto NP e quindi mi rassegno alla medaglia di legno del 4° posto.
Finisce la giornata, esco dallo spogliatoio e vedo i miei compagni di squadra corrermi incontro con un sorriso a trentadue denti e mi dicono: “grande Gen, sei terzo!!!”. Come terzo?, e Zac? L’hai superato di 30 cm!!! Noooo, non ci posso credere. Sono combattuto fra l’essere contento del piazzamento e l’essere dispiaciuto per avergli tolto una medaglia per così poco. Vabbè sono le gare, non è la prima volta, è successo anche a me (ad esempio ai mondiali 2015 sempre nella rana) e succederà ancora.

Video DNF:

 

 

 

 

Gara Statica (7’09” – 5° posto)

Video STA:

 

 

 

 

Gara Bipinne (232.85m – 1° posto e Record del Mondo)

La gara bipinne, oh, quella si che è stata bella. In effetti è stata l’apoteosi non solo del mio Campionato Italiano e nemmeno della stagione, ma di tutta la mia carriere agonistica. Un risultato che non posso dire sia venuto da lontano per quanto riguarda la preparazione specifica all’attrezzo ma di certo ha radici profonde da molti altri punti di vista e che è stato possibile realizzare grazie ad una serie di concomitanze più o meno favorevoli. Ma andiamo per gradi.

Il mio rapporto (conflittuale) con le pinne

Per quanto siano l’attrezzo di elezione per gli apneisti, io non ho mai avuto troppa simpatia per le pinne in quanto le ho sempre reputate un attrezzo poco efficiente. Mi spiego meglio: prima di essere apneista e fin dall’età di 16 anni, il mio “sport” preferito è sempre stato il volo (finché ho potuto permettermelo) ed in particolare il volo a vela, quello fatto con gli alianti per intenderci. Bene, avete presente le ali degli alianti? Vi siete mai chiesti perché per planare meglio servono delle ali così lunghe che teoricamente offrono un maggiore impatto con l’aria piuttosto che delle ali più corte e con una corda alare maggiore? Ebbene la risposta è: per ridurre la resistenza aerodinamica ed in particolare la “resistenza indotta”, quella dovuta ai vortici che si generano alle estremità alari a seguito del collegamento fra estradosso a bassa pressione e intradosso ad alta pressione. A parità di superficie alare più l’ala è allungata e più bassa è la resistenza e viceversa…

E viceversa, appunto… Pensate a come sono fatte le pinne: anche loro sono strette e lunghe, ma affrontano il flusso in direzione ortogonale rispetto a quello dell’aria sull’ala dell’aliante ovvero longitudinalmente all’allungamento. Le pinne sono il viceversa delle ali degli alianti. Va bene, l’acqua è 800 volte più densa dell’aria e il flusso tende a restare laminare più facilmente ma il concetto resta e io mi immagino sempre che mentre pinneggio i filetti fluidi d’acqua girino attorno alla parte superiore della pala per ricongiungersi con gli amici rimasti dall’altra parte piuttosto che percorrere tutta la pala fino alla punta e spingermi avanti… d’altra parte chi glielo fa fare di fare il percorso più difficile? Per fare un favore a me? È a noi umani che piace complicarci la vita ma la natura rispetta le leggi della termodinamica e segue sempre la strada meno faticosa. E poi ora che si tagliano sempre via i longheroni e spesso anche i water rails è ancora peggio, tanta più acqua che se ne va.
Da un lato è una pratica comprensibile (almeno quella dei longheroni) che serve per ridurre il tratto “morto” della pala e far sì che cominci a lavorare più vicino alla pianta del piede, dall’altro favorisce ancora di più la dipartita dei filetti d’acqua verso direzioni inutili ovvero tutte tranne quella parallela al nostro asse maggiore (ammesso che questo sia parallelo al fondo). E poi le pinne vanno bene per chi non sa usare la monopinna… Vuoi mettere a confronto due pinne con una bella monopinna a pala inclinata, scarpette rastremate, ali perfettamente raccordate, un piacere per gli occhi e un piacere da utilizzare perché il movimento coinvolge tutto il corpo; è un movimento sinuoso e sensuale. A usare la monopinna sembra di… sembra di… :-O  ma torniamo a noi…

Ecco, questo è il mio rapporto con le pinne… Allunghi con le pinne in vita mia ne ho fatti pochi, pochissimi… al massimo 2-3 volte avevo toccato i 150m ma giusto per dire di averli fatti… troppa fatica, si usano solo le gambe e quelle vanno in pappa presto, impossibile fare misure lunghe con le pinne…

Poi arriva qualcuno, in Italia, che si spara un 200m… stica…, non lo credevo possibile.
E poi un altro, e un altro, e un’altra (la solita Alessia che si spara 216m con le pinnette corte) e tanti altri anche se non fanno i 200m comunque gli si avvicinano parecchio.

Nelle gare DYN, già dai primi anni 2000 le mono hanno progressivamente soppiantato le bipinne per evidente superiorità ma ultimamente il divario sembra nuovamente ridursi tanto che nel 2016 ai mondiali CMAS di Lignano Sabbiadoro viene introdotta la specialità “stile alternato” (che si può ovviamente fare solo con le bipinne) e Andrea Vitturini si spara il primo record mondiale con 226m… Uffa… non mi toccherà mica mettermi anch’io a fare le gare con le due pinne… 🙁

Preparativi per la gara

Finita la statica, è andata bene ma non è stato un successone. Non ho superato il mio massimale (7’32”, fatto nell’unica gara non FIPSAS, il trofeo Gianluca Genoni), ma ho fatto comunque più di 7’. Peccato, un’altra gara in cui non ho dato il massimo. E siamo a due su due… non va bene: c’è sempre il solito problema, non riesco a caricarmi la molla, a farmi venire la cattiveria agonistica, perché? Come si faceva? Perché non me lo ricordo più?

Pausa pranzo vado a fare scorta di proteine di mare all’Asian Fusion vicino al palazzetto della piscina del Terdoppio. Pensa che ti ripensa ripercorro le gare passate anche molto lontane nei tempi fino a quelle di ginnastica artistica del periodo delle scuole superiori…

Arriva il momento…

Tutto il pomeriggio ho sperato di veder riportare il record del Mondo in Italia dai miei compagni, primo fra tutti Aldo Stradiotti, poi Zac (che ha deciso di non partire), Luciano, partito nella mia corsia subito prima di me, ma purtroppo niente da fare. Andrea stava partendo ma non sapevo cosa avrebbe fatto ma conoscendolo mi aspettavo che non avrebbe voluto esagerare (anche se il WR era sicuramente nelle sue corde).
Così mi sono detto: “dai, ci provo io – fino che non arrivo a quella misura non tiro fuori la testa, voglio vedere cosa succede…”.
Ed è successo qualcosa di meraviglioso: ho gestito bene e senza ansia i primi 150m, ho superato almeno tre crisi di ipossia e di motivazione ai 170, 200 e 210m, ma ho stretto i denti e con 232.85m sono andato a prendermi il record del mondo!!!
Quando sono uscito l’adrenalina mi ha regalato una lucidità impensabile, una sensazione incredibile. Mi porgono il piattello, ci gioco un attimo e poi lo tocco.
Prova valida!
Esulto prima dei 15 secondi ma chissenefrega. Avevo fatto qualcosa di grande e lì ho capito che non l’avevo fatto solo per me e che le difficoltà precedenti erano servite solo per dare più valore alla cosa.

Video ufficiali del record:

 

 

 

 

Gara Monopinna (208.10m – 6° posto)

Video monopinna:

 

Record Mondiale di Apnea Dinamica DYN Bipinne – 232.85m – Mauro Generali – Parodia Star Wars
Da un’idea di Nicola di Biase e Roberto Coluccio – Video divertente di scena e retroscena dai Campionati Italiani di Apnea Indoor (Novara 19-21/05/2017) – Con Record Mondiale CMAS nella gara dinamica bipinne (232.85m).
Commento e musiche polifoniche fuoricampo (Beatbox) di Nicola Di Biase… Commenti “tecnici a caldo” di Capitan Burt (Roberto Bortolotti).
ALZATE IL VOLUME !!!
Per visualizzare il fantasmagorico video stellare di SuperGen da SMARTPHONE aprire il browser Chrome del cell e nel menù in alto (i tre puntini verticali) selezionare “richiedi sito desktop”, quindi incollare il link del video:
https://youtu.be/guBwSSJOu88